Chi salverà la sanità americana? Spoiler: nessuno.
Le mie tre settimane intrappolata nella "ghost network" alla ricerca di uno straccio di specialista.
È un po’ che non parlo di sanità americana e quindi eccoci. Se volete sapere come ho trascorso le ultime tre settimane sappiate che le ho passate al telefono cercando di prenotare due esami medici, nello specifico una visita dermatologica e una con un oculista. Perché ci ho messo tre settimane? Partiamo dall’inizio. Come raccontavo tempo fa, l’anno scorso Dan ha perso la sua assicurazione e quindi abbiamo dovuto cambiarla. Dopo qualche passo falso siamo finiti alla EmblemHealth con un piano assicurativo che si chiama HMO che sta per Health Maintenance Organization. Il piano HMO significa questo, lo copio dal sito: “un tipo di piano di assicurazione sanitaria che solitamente limita la copertura alle cure fornite dai medici che lavorano o hanno un contratto con l'HMO. In genere non copre l'assistenza fuori rete, tranne in caso di emergenza”. Chiaro, no? Perché sia coperta dall’assicurazione io devo vedere solo medici che lavorano all’interno della rete della mia assicurazione. Che ci vuole, direte voi. Basta scegliere un medico e non un altro, no? E qui arriva il bello. Perché sì, sulla carta non è così problematico, ma la realtà è ben diversa. Punto uno: come trovare un medico che sia in network? Il modo più semplice è andare sul sito dell’assicurazione e fare una ricerca indicando il tipo di specialista che mi serve. I risultati della ricerca mi danno un elenco di medici e io a quel punto posso inserire in Google il nome del medico e capire se è quello che fa per me, se ha buone recensioni, se ha sotto specializzazioni particolari, se ha lo studio comodo per me, se gli piacciono i cani, insomma qualunque cosa io voglia sapere. Il problema però è che il sito della assicurazione non è aggiornato, mai. E quindi i risultati che ti dà spesso contengono anche medici che poi li chiami per prendere l’appuntamento e scopri invece che non sono all’interno del tuo network per cui devi ricominciare da capo. Immaginate fare questo anche solo quattro volte, immaginate la rottura di scatole e la perdita di tempo che è, quando tutto quello che volete è un appuntamento con un dermatologo che abbia una laurea in medicina, mica si chiede molto. Ecco, se questa non fosse già una scocciatura colossale, a ciò si aggiunge un altro step: con il tipo di piano assicurativo che ho io, per accedere a qualsiasi tipo di specialista devo prima passare dal medico di base al quale spetta il compito di verificare che io abbia davvero bisogno di uno specialista e, una volta appurato questo, mandare la richiesta alla mia assicurazione che deve approvarla. Se la mia assicurazione approva la richiesta del mio medico di base – e può anche non approvarla, eh - allora e solo allora io potrò prendere appuntamento con lo specialista in questione. In queste tre settimane la mia trafila è stata così: andavo sul sito dell’assicurazione, selezionavo un dermatologo, scrivevo al medico di base dicendo “ho trovato tizia: avrei bisogno del referral per favore”. A quel punto il medico di base mandava la richiesta alla mia assicurazione e mi avvertiva: ho mandato, puoi prendere appuntamento. Io a quel punto chiamavo il dermatologo per prendere appuntamento e mi sentivo rispondere: sorry, la dottoressa Pinco Palla non è in network (oppure è in network ma non accetta nuovi pazienti). E questo perché da qualche parte in questa girandola di passaggi qualcuno aveva sbagliato qualcosa, qualche informazione non era stata aggiornata, qualcuno non sapeva fare il proprio mestiere e mi dava informazioni sbagliate o imprecise. E questo neanche una volta sola, ma ben tre, forse addirittura quattro, tanto che a un certo punto non solo ho perso il conto ma ho persino pensato di prendere un aereo e di venire a farmi visitare in Italia, pagando di tasca mia perché comunque una visita privata da uno specialista in Italia costa cinque volte meno che negli Stati Uniti. Mentre perdevo tutto questo tempo parlando al telefono con degli incompetenti pensavo due cose. La prima è: ma chi ha un lavoro di ufficio, ad esempio, dove trova tempo ed energie per trascorrere mattinate intere al telefono? L’altra è che il funzionamento delle assicurazioni è così complicato e cervellotico che è evidentemente fatto apposta per sfiancare i cittadini, per far sì che la gente rinunci e si lasci morire, piuttosto che combattere contro il sistema.
Io dovevo fare solo uno stupido controllo, ma immaginate se avessi avuto qualcosa di grave o se avessi avuto bisogno di uno psichiatra perché ero fortemente depressa e volevo ammazzarmi. È quello che è successo a Ravi Coutinho. La sua storia la racconta ProPublica ed è allucinante. Depresso, con problemi di ansia e abuso di alcool, Coutinho passa le giornate al telefono con la sua assicurazione senza che in due mesi il servizio clienti riesca a trovargli uno specialista che sia in network e che prenda nuovi pazienti, nonostante il sito dell’assicurazione gli faccia vedere un sacco di opzioni. In gergo si trova invischiato in una “ghost network”. “I medici elencati in network dall’assicurazione sono andati in pensione o sono morti. Molti altri hanno smesso di accettare assicurazioni, spesso perché le compagnie hanno reso loro eccessivamente difficile farlo”, racconta ProPublica. “Alcuni semplicemente non accettano nuovi pazienti. Gli assicuratori sono spesso lenti nel rimuoverli dagli elenchi, ammesso che lo facciano. I clienti sono portati a credere che ci siano più opzioni di assistenza di quante ne esistano in realtà”. Se volete leggere tutta l’odissea il link è qui, ma vi avviso: finisce malissimo. Senza aiuto psicologico e senza qualcuno che gli prescriva almeno degli ansiolitici, Coutinho ricade nell’alcool, nella solitudine, nella disperazione. Fino al tragico epilogo.
Durante il dibattito tra Donald Trump e Kamala Harris (quanto tempo fa è stato? Sembra passato un secolo) è alla discussione sulla sanità che dobbiamo uno dei momenti più comici: quando Trump, incalzato dalla moderatrice sul fatto se abbia o meno un piano per ristrutturare la sanità risponde: “I have concepts of a plan”. La verità è che non ha la più pallida idea: durante i quattro anni da Presidente, Trump e i repubblicani hanno cercato in tutti i modi di cancellare Obamacare, senza mai riuscirci. Ma anche lì non è che avessero pronta un’alternativa, semplicemente volevano cancellare la legge simbolo della presidenza Obama, un po’ per spregio verso il predecessore, un po’ perché è vero che per il ceto medio l’Affordable Care Act (il nome tecnico della legge) è stato nefasto perché ha fatto schizzare alle stelle i prezzi delle altre polizze. La tragedia ancora più grande però è che nessuno sa come aggiustare questo mostro. Obamacare non ha rivoluzionato niente, ha introdotto delle aggiustature importanti, ha permesso di salvare molta gente, ma lo ha fatto sempre all’interno del sistema, che è quello che andrebbe davvero cambiato. Ma da chi? Nessuno può pensare di farlo, tantomeno Kamala Harris che se vincerà lo farà di misura e probabilmente senza neanche il controllo del Senato.
Quando Trump critica Obamacare su alcuni aspetti ha anche ragione, ma criticare è facile. Lo vedono tutti che questo sistema è disfunzionale in modo perverso, ma passare ad altro è praticamente impossibile, richiederebbe una inversione di paradigma che per certi versi andrebbe contro alcuni dei pilastri della società americana - sì, anche la libertà di non curarsi fa parte della libertà, secondo loro. Poteva riuscirsi Bernie Sanders? Chissà e comunque anche quel treno è passato. Per cui niente, andiamo avanti così, tra stress e reti fantasma. Conviene sperare che Elon Musk ci porti tutti su Marte il prima possibile: hai visto mai che lì non ci ammaliamo.
Ciao Simona, anche io vivo a New York e per prenotare le visite uso l’app ZocDoc. Ci carichi la tua assicurazione e ti dice automaticamente quali medici sono in network, i prossimi appuntamenti disponibili e le recensioni degli utenti. Consigliatissima!
Per chi come me ha delle cronicità passare le giornate al telefono tentando di prenotare visite che dovrebbero essere scontate senza riuscirci è la quotidianità. Per fortuna un’assicurazione non mia mi permette di farle comunque queste visite, perdendo altro tempo nel coordinare medico di base centri privati e assicurazione. Mi senti fortunata, ma ne esco sempre stremata. La sanità americana è molto più vicina di quel che sembra.