E quindi parliamo di elezioni
Anche se questa newsletter non nasce per parlare di politica, ormai non se ne può più fare a meno.
Anche se questa newsletter non nasce per occuparsi di elezioni americane, credo che a questo punto sia arrivato il momento di parlarne anche qui. Prima però un chiarimento, visto che mi viene chiesto spesso: no, io non voto negli Usa per il semplice motivo che non sono una cittadina americana. Il diritto al voto in America ce l’hanno solo i cittadini sia per nascita che per naturalizzazione. Potrei io diventare cittadina americana? Sì, potrei. Avendo avuto la Green Card per più di cinque anni posso fare domanda per la cittadinanza e no, il fatto che sia sposata a un americano non mi dà diritto automatico a nulla, non alla cittadinanza ma neanche me lo ha dato per la Green Card. Ho dovuto fare la trafila come tutti, l’unico vantaggio che dà essere sposati a un americano è che il coniuge può farti da sponsor che è un requisito necessario per chiedere la Green Card. Lo sponsor può essere un datore di lavoro, una università, una persona che può appunto essere tuo marito o tua moglie.
Dicevamo delle elezioni: mancano poco più di due settimane al 5 novembre e la corsa non è mai stata così vicina. Kamala Harris e Donald Trump sono testa a testa, lo dicono i sondaggi ormai da tempo. Lo sappiamo e lo ripetiamo ormai da mesi. Quello che è abbastanza sorprendente è che non importa cosa succeda, i sondaggi non sembrano muoversi più di tanto, un segnale che ci dice che ormai i due candidati sono probabilmente arrivati al massimo delle loro potenzialità, che i voti che dovevano assicurarsi all’interno dei due schieramenti ormai sono quelli, che chi ha deciso come votare ormai non cambia idea e che gli unici voti rimasti da conquistare più che i voti degli insicuri o meglio oltre a quelli degli insicuri sono quelli di chi non ha mai votato o ha votato poco negli ultimi anni.
Nell’ultima settimana però di cose ne sono successe: Harris - accusata di non dare mai interviste - da dato un’intervista al nemico per antonomasia ovvero FoxNews. Nei 20 minuti in cui è stata sottoposta a domande anche insistenti e problematiche da Bret Baier - come fa a dire di essere la candidata che farà voltare pagina al paese se è stata vice presidente per tre anni e mezzo? - se l’è cavata abbastanza bene in termini di piglio e capacità di tenere testa al suo interlocutore, meno nella qualità delle risposte. Un esempio: alla domanda sul perché, nonostante tutto quello che si dice di negativo su di lui, Donald Trump abbia ancora il consenso della metà del paese, Harris ha risposto una cosa del tipo “correre per la presidenza è difficile, non c’è la strada spianata” mentre avrebbe potuto rispondere una cosa del tipo “beh forse voi di FoxNews dovreste farvi un esame di coscienza visto che avete dato da mangiare bugie su bugie ai vostri ascoltatori per anni, purtroppo ci sono persone che sono male informate, e questo anche grazie a voi”. (Per chi volesse vederla tutta è qui)
Sia Harris che Trump sono andati ospiti in tempi diversi ma ravvicinati a Univison che è il più grosso canale in lingua spagnola. Il formato era quello della townhall cioè i candidati rispondono a domande dei cittadini. Harris se l’è cavata bene, Trump in quello che è diventato un video virale ha ribadito che il 6 gennaio è stata una giornata di amore e patriottismo e che nessuno dei suoi aveva armi. (il video si vede qua, prego notate la faccia del cittadino che gli fa la domanda sul 6 gennaio dicendogli “convincimi a votare di nuovo per te”)
Nelle anticipazioni del nuovo libro di Bob Woodward si racconta che durante il picco della pandemia Trump avrebbe segretamente mandato a Putin test Covid, mentre in Usa c’era scarsità e gli ospedali facevano a pugni per averli. Biden ai suoi avrebbe definito Netanyahu un figlio di puttana.
Kamala Harris è andata ospite da Charlamagne Tha God, personalità della radio qui famosissima che ha un podcast con milioni di ascoltatori in prevalenza maschi neri per cercare di aumentare il consenso in questa sezione di elettori e se l’è cavata molto bene, mentre Trump un’intervista con il direttore Bloomberg economy a una domanda sulle tariffe che lui vuole imporre ha incominciato a delirare facendo capire che capisce di economia quando io di astrofisica.
Potrei andare avanti, ma tutto questo per dire che nulla serve a cambiare davvero le cose. I sondaggi variano di pochissimo, le oscillazioni sono minime, le percentuali sono nell’ordine dell’errore statistico, insomma è davvero difficile non solo fare previsioni, ma rintracciare un trend vero e proprio così come identificare l’evento che potrebbe cambiare tutto. Quello che gli americani chiamano “October surprise” ovvero la bomba che arriva poco prima delle elezioni e sposta la bilancia decisamente da una parte. Nel 2016 l’October surprise fu la notizia che l’FBI aveva riaperto l’indagine sulle email cancellate di Hillary Clinton. Nel 2000 fu che Bush nel 1976 era stato arrestato per guida in stato di ubriachezza. Quest’anno la corsa è così alla pari che non si capisce neanche se la sorpresa di ottobre c’è già stata oppure no e comunque, anche se ci fosse, non sposterebbe il sostegno a Trump di un millimetro (qui Bill Maher lo dice molto bene).
Parlandone con Dan, lui sostiene che è vero, quest’anno manca un macro evento in grado di spostare alcunché, ma proprio perché i due sono così vicini e siccome le elezioni si decideranno per una manciata di voti in cinque stati, è da lì che potrebbero arrivare le sorprese che non devono essere per forza enormi, roboanti. Bastano magari eventi piccoli ma che abbiano risonanza in quello stato e che spostino un po’ di voti lì per avere un effetto a catena sul voto finale. A favore di Trump ci potrebbe essere lo scontento degli elettori arabi musulmani verso Harris (cosa che abbiamo già visto verificarsi in Michigan). A favore di Harris casi come quello di Amber Nicole Thurman, una delle due donne della Georgia morte perché si sono viste negare cure che per le nuove leggi anti aborto della Georgia sono considerate crimini e che nessun medico pratica perchè a rischio galera. Della storia di Amber Nicole Thurman, Harris ha parlato parecchio nei comizi e i democratici ci hanno anche fatto uno spot elettorale con la partecipazione della mamma e delle sorelle di Amber Nicole. Ora, magari non c’entra niente, ma in Georgia, che ha iniziato già a votare con l’early voting, i dati parlano di affluenza record.
PS Io e Dan in realtà avevamo fatto un video in cui parlavamo di tutte queste cose di cui ho scritto, ma siccome non mi ricordavo più come si facevano i video su Substack l’ho fatto con il telefonino e l’ho fatto nel formato sbagliato quindi fa schifo. Non volevo metterlo, però alla fine l’abbiamo fatto e quindi vabbè, lo metto qui in fondo, per chi vuole sentire le cose dalla voce di Dan (so che in molti apprezzano il suo inglese chiaro, quindi magari serve come esercizio di listening and comprehension).
Come iniziare bene la domenica mattina!!!
Grazie ♥️
Grazie grazie grazie per questa sintesi🫶🏻e grazie anche per aver spiegato come in USA si ottenga la cittadinanza ☺️ ricordo il racconto di una cara amica researcher @Nasa in coda con i messicani per il green pass ☺️