La vita è quella cosa che capita tra l'attentato a un ex presidente e l'abbandono di un presidente
Con un ottantenne e un quasi ottantenne in corsa, doveva essere l'anno elettorale più noioso di sempre. E invece eccoci qua.
Febbraio, interno giorno
Io: “Allora, andiamo o no in ferie a luglio? ”
Lui: “C’è la convention dei repubblicani…”
Io: “Eh ma cosa vuoi che succeda, ormai si sa chi sono i due candidati, è l’anno elettorale più noioso di sempre!”
Più o meno è andata così quando io e Dan abbiamo deciso di fare dei giorni di vacanza a luglio. Avanti veloce e da quel famoso dibattito di fine giugno è successo di tutto, e noi siamo in viaggio, tra uno spostamento e l’altro, i bagagli, tre sistemazioni diverse, wifi che non funzionano, treni, aerei, ritardi. Insomma, in molti mi state chiedendo pareri, una diretta, i commenti di Dan e ahimè non so quando riusciremo a fare di nuovo un altro video. Prima o poi lo faremo. Intanto i fatti che ormai sapete tutti: Joe Biden si è ritirato e non si ricandida alla presidenza. E adesso che succede? La domanda che mi e ci stiamo facendo tutti non ha una risposta semplice, prevedere il futuro non è la mia specialità, chi dice che sa mente. Però alcuni punti fermi ci sono, elenchiamo quelli:
Biden ha ufficialmente dato il suo appoggio a Kamala Harris dicendo che deve essere lei la candidata. Ora, tenete a mente questo: le primarie del partito democratico si sono tenute l’anno scorso e sono state vinte da Biden il che significa che alla convention del 19-22 agosto a Chicago gli oltre 4 mila delegati erano pronti a votare Biden, essendo la convention di solito una formalità ed essendo il voto dei delegati già promesso a un candidato. Non essendoci Biden i delegati sono in realtà liberati dall’obbligo di votare per Biden e possono votare chi vogliono, ma è molto probabile che seguiranno l’indicazione che ha dato Biden, no? Make sense, come dicono qua. Nella migliore delle ipotesi quindi si arriva alla convention del 19-22 agosto con un consenso sul nome di Kamala Harris e i delegati votano lei. E lei diventa la candidata ufficiale, dopo aver anche nominato un suo vice.
Dai primi commenti sembra che il partito si stia già compattando sul nome di Kamala. Elisabeth Warren lo ha detto, Jim Clyburn l’ha detto (Clyburn della Caroline del Sud è un parlamentare nero importantissimo: fu lei nel 2020 a salvare Biden assicurandogli il voto degli afroamericani), altri lo hanno detto, anche e Alexandria Ocasio-Cortez due sere fa aveva detto il contrario ovvero che all’interno del partito non c’era convergenza su Kamala e che abbandonare Biden sarebbe stato un errore. Nel momento in cui scrivo si parla anche del fatto che nel suo comunicato Obama non nomina Harris. Sinceramente non mi sembra così grave. È un comunicato per Biden, ci sarà il tempo e il modo di sostenere Harris, non ci leggerei più di tanto.
La candidatura di Kamala Harris può anche essere sfidata nel senso che chiunque a questo punto può mettersi in mezzo e candidarsi alle primarie. ma chi lo farà? Pensateci: se il partito che ha disperato bisogno di unità decide di fare quadro intorno a Harris, chi si prende il ruolo di guastafeste? Non credo che nessuno lo voglia, soprattutto visto che manca così poco sia alla convention che alle elezioni. Se Biden si fosse ritirato un anno fa - ma forse anche sei mesi fa - sarebbe stato diverso, ma a questo punto non c’è tempo per fare delle primarie vere, siamo in emergenza, e ricordiamoci che dall’altra parte c’è Trump. Chi vuole andare in missione suicida magari bruciandosi per la candidatura del 2028? Secondo me nessuno.
I nomi possibili che si fanno per il vice che dovrà scegliere Kamala sono: il governatore dell'Illinois JB Pritzker, il governatore della Pennsylvania Josh Shapiro, il governatore del Kentucky Andy Beshear, il senatore dell’Arizona Mark Kelly, il governatore del North Carolina Roy Cooper. Ci sarà tempo per parlarne.
L’ultima convention aperta cioè iniziata senza il nome di un candidato su cui c’era accordo di tutti fu nell’agosto del 1968, guarda caso sempre a Chicago, quando il presidente in carica Lyndon B. Johnson decise di non correre per la rielezione. Fu una convention passata alla storia per i disordini, le proteste contro la guerra del Vietnam, le divisioni interne, insomma un pessimo ricordo per i democratici che alla fine candidarono il duo Humphrey-Muskie che poi perse contro Richard Nixon (con Spiro Agnew come vice).
Questi per ora i fatti. Per tutto il resto tipo “ma Kamala Harris ha qualche possibilità di battere Trump” dovremmo riparlarne, è un discorso lungo, si sa che Kamala non ha goduto di grandi consensi da Vice ma è anche vero che ora la situazione è completamente diversa. Di sicuro, i democratici ora hanno l’occasione per cambiare finalmente narrazione e magari infondere un po’ di entusiasmo negli elettori. Senza contare che ora quello anziano è Trump, e per chi ha basato tutta la sua campagna dando all’avversario del rimbambito, ora si trova nella condizione di dover inventarsi altro. La candidatura Harris può sicuramente mettere in difficoltà Trump che infatti sperava fino all’ultimo di vedersela con Biden, ma ricordiamoci anche che c’è tutta una parte di elettorato che fa fatica a votare per una donna, chiedete a Hillary per conferma. In questo momento non c’è altro da fare se non aspettare, vedere cosa succederà e nel frattempo annullare la prenotazione delle vacanze.
Stamattina alla notizia del ritiro di Biden, ho subito pensato a lei e ai prossimi tre mesi ricchi di post e aggiornamenti!
Grazie per questa analisi, che anche se non fa previsioni mi infonde delle speranze. Chissà se assisteremo davvero a una svolta epocale.