Le colpe dei figli che ricadono sui genitori e il Super Bowl
Due notizie -Biden a parte - di cui qui si è parlato molto (e forse meno in Italia)
È il 30 novembre 2021. Ethan Crumbley, uno studente del secondo anno della Oxford High School, a Oxford Township in Michigan, si reca a scuola come tutte le mattine. Intorno alle 12.30 va in bagno e come testimonieranno le immagini delle telecamere di sorveglianza analizzate successivamente, esce pochi minuti dopo con in mano una pistola semiautomatica. Le prime richieste di aiuto arrivano alla polizia alle 12.51: le volanti ci mettono pochi minuti ad arrivare alla scuola, e quando sono sul posto riescono a catturare subito il ragazzo, che si consegna senza fare resistenza. Il bilancio però è drammatico: in pochi minuti Ethan ha ucciso tre compagni di scuola (il quarto morirà durante il trasporto in ospedale) e ferito in modo grave 28 persone. Il 3 dicembre 2023 dopo un processo piuttosto breve in cui si dichiara colpevole di tutti e 24 i capi di imputazione, Ethan viene condannato dal giudice al carcere a vita senza possibilità di appello. A 17 anni – tanti ne ha oggi – starà in prigione fino alla fine dei suoi giorni. Fino a qua questa storia sarebbe anche una storia normale. Cioè normale si fa per dire, normale in un paese che nel 2023 ha visto più di 600 mass shooting e che a storie simili è abituato e dove la causa primaria di morte nei giovani sono le armi da fuoco. Eppure, questa storia apparentemente “normale” per le follie della società americana, è invece una storia dai risvolti tutt’altro che consueti. Perché per la prima volta oltre a essere andato a processo l’autore materiale della strage, davanti ai giudici ci sono finiti anche i genitori del ragazzo.
L’iniziativa di portare i genitori del killer alla sbarra è di Karen McDonald, procuratore della contea di Oakland, che l’aveva annunciato subito dopo la strage, durante una conferenza stampa. Ex insegnante e madre di cinque figli, aveva promesso che avrebbe accusato anche i genitori dell'assassino, James e Jennifer Crumbley, chiamati a rispondere di quattro capi d'accusa ciascuno per omicidio colposo. Nella sua requisitoria in qualità di pubblico ministero, McDonald ha scritto che si è sentita costretta: “Sono arrabbiata. Sono arrabbiata come madre. Sono arrabbiata come pubblico ministero. Sono arrabbiata come persona che vive in questa contea”. E così ha fatto: la settimana scorsa Jennifer Crumbley, 45 anni, non solo è andata a processo, ma è stata ritenuta colpevole di omicidio colposo. La lunghezza della pena sarà decisa ad aprile, potrebbe essere anche di 15 anni. Tra un mese ci sarà invece il processo al padre: fu lui a comprare la pistola usata per la strage e a regalarla a Ethan quattro giorni prima del fatto.
Gli esempi di negligenza dei genitori sono molti e molto dettagliati e non riguardano solo l’acquisto della pistola, ma anche l’aver lasciato le altre (in famiglia ne avevano tre) in luoghi non sicuri e soprattutto aver trascurato l’evidente malessere psicologico del figlio che in più di un’occasione aveva riferito di sentire voci e in un’altra di aver visto delle “presenze” in casa e di essere convinto che l’abitazione fosse sotto malocchio. La mattina stessa della strage i genitori erano stati chiamati a scuola: l’insegnante di geometria aveva trovato un foglio su cui Ethan aveva disegnato una pistola quasi identica a quella che suo padre aveva appena comprato, una figura umana piena di buchi e una faccia che rideva e piangeva. Aveva scritto: “I pensieri non si fermeranno. Aiutami." E “sangue ovunque”. E “il mondo è morto”. Preoccupato, l’insegnante aveva convocato i genitori per una riunione con Ethan e il direttore della scuola che però era finita con la promessa che Ethan sarebbe stato portato dallo psicologo. I genitori non avevano ritenuto necessario portarlo subito a casa quella mattina né controllare cosa avesse nello zaino. Erano le 10.30. Due ore dopo avrebbe commesso la strage.
Questo caso è certamente peculiare, ma se ne è parlato tantissimo, proprio per le ripercussioni che potrebbe avere su altri casi. Sono anni, tra l’altro, che la società civile, vista l’impossibilità della politica di regolamentare in qualche modo la vendita di armi, sta cercando delle soluzioni alternative per arginare l’epidemia di stragi, una cosa che suona come curare il tumore con l’omeopatia, da tanto è sproporzionata rispetto alla gravità del problema, ma è qualcosa: se da ora in avanti i genitori o chi per loro (o chi le armi le fabbrica e le vende: questa era l’altra idea) possono essere chiamati a rispondere penalmente dei crimini commessi da chi materialmente usa le armi, forse ci penseranno due volte prima di acquistarle, o metterle in commercio.
Racconto questa storia perché non mi sembra che abbia trovato spazio sui giornali italiani (io stessa l’ho proposta a due con cui collaboro, ma con esito negativo) e mi sembra un buon esempio della differenza che c’è tra le notizie di cui si discute qui o che hanno impatto per chi vive qui e quelle che arrivano in Italia, quasi sempre limitate alla politica o alle tragedie. Sulla differenza tra il racconto che fa dell’America chi non ci vive rispetto a quello che possiamo fare noi che qui ci viviamo ci tornerò, è un argomento su cui mi interrogo spesso, anche per capire se dieci anni di Usa hanno cambiato la mia prospettiva sulle cose oppure no. Ebbene sì, gennaio 2024 è per me un anniversario importante: dieci anni di New York, dieci anni da quando affittai un minuscolo appartamento nel Meatpacking District pensando: vabbè, è giusto per levarmi la voglia, ci sto un anno e poi torno a Milano.
In questi dieci anni in cui sono sicuramente diventata più americana, c’è ancora una cosa a cui non riesco ad appassionarmi: il Super Bowl. Magari mentre starete leggendo questa newsletter la partita sarà finita e saprete già chi ha vinto, in caso contrario: la finale a Las Vegas la giocano la squadra di San Francisco e quella di Kanas City, i 49ers contro i Chiefs, e tutti dicono che sarà una partita spettacolare perché sono davvero le due squadre più forti. Mi fido. Per il resto lo spettacolo di metà partita lo fa Usher di cui non saprei citare neanche il titolo di una canzone ma di nuovo, so che è un nome gigantesco e forse con lui ci sarà Alicia Keys. L’aspetto di cui invece hanno parlato tutti ma proprio tutti è la presenza di Taylor Swift. Come forse già sapete, è fidanzata con Travis Kelce dei Kansas City Chiefs e dire che la loro storia è seguita dalla stampa e dai fan è dire poco. Immaginatevi Totti e la Blasi ai tempi d’oro e moltiplicatela per cento, anzi per mille. Tra accuse della destra trumpiana che pensa che la storia sia tutta una montatura per favorire Biden e la stampa sportiva che scrive di effetto Taylor anche sulla NFL per cui le partite dove lei è sugli spalti – con le telecamere che staccano sempre sulla sua faccia – hanno picchi di ascolto grazie ai suoi fan, ecco in tutto questo il delirio collettivo ha raggiunto vette mai viste: l’altro ieri i siti erano pieni di articoli che calcolavano come la popstar, avendo finito un concerto a Tokyo venerdì sera, avrebbe raggiunto Las Vegas in tempo per la partita, con una nota addirittura dell’ambasciata giapponese in Usa che assicurava che loro avrebbero fatto di tutto per rendere il viaggio più liscio possibile. L’altro modo in cui si è già visto l’effetto Taylor sulla NFL è negli spot pubblicitari che saranno trasmessi durante l’intervallo e che come forse sapete sono attesi almeno quanto la partita, sono diventati un genere tutto loro, alcuni molto creativi, altri pieni zeppi di star, comunque eventi, più che semplici spot commerciali. Uno di cui si è già parlato molto è quello con Ben Affleck per Dunkin Doughnuts con lui che cerca di lanciarsi in una improbabile carriera musicale. Un altro è quello di Uber Eats con la reunion di Friends tra Jennifer Aniston e David Schwimmer. E poi c’è quello di Cetaphil, un brand di bellezza per pelli sensibili che senza neanche nominarli o farli vedere usa la storia d’amore tra Travis Kelce e Taylor Swift e il potere dello sport per far avvicinare una figlia e un padre che hanno poco o niente in comune. Non dico che si piange, ma è sicuramente un bello spot.
PS aggiornamento: pare che Taylor sia atterrata a Los Angeles sabato sera e che quindi domenica sarà allo stadio. Evviva. Pare anche che la tratta Los Angeles – Las Vegas la farà in macchina e non in aereo perché – tenetevi forte – i parcheggi per gli aerei privati nei quattro aeroporti di Las Vegas e vicinanza sono tutti occupati. 475 posti tutti occupati dai jet dei ricconi arrivati per vedere il Super Bowl.
Grazie per averci raccontato questo fatto, sicuramente una svolta storica.
Grazie anche per non aver espresso un'opinione sul caso. C'è sicuramente molto da dibattere qui, ma non è facile. Io stesso sono combattuto su una decisione del genere. Da un lato auspico a deterrenti di questo tipo per limitare gli incidenti di mass shooting, dall'altro la vedo come una pesante ricaduta sulle libertà di individui che non hanno commesso materialmente il fatto. E questi sono casi in cui non si può certo giudicare con il metro di una cultura differente - e purtroppo "culturale" è anche la concezione dell'uso delle armi in quel paese - e quindi possiamo solo osservare gli sviluppi futuri.
Splendido pezzo che affronta un problema veramente serio negli USA. Un paese oggi spaccato in due e con un’elezione che comunque andrà sarà triste.