New York e il diritto all'accoglienza
Si chiama "right to shelter": significa che non importa da dove vieni, questa città ha il dovere di darti un letto e nutrirti.
Holden Caulfield protagonista di Il giovane Holden era ossessionato dal sapere dove andassero in inverno le anatre di Central Park. Lo capisco, ogni tanto ci penso anche io, soprattutto in questi giorni che le temperature sono scese sotto lo zero. Oltre alle anatre, però, quando fa così freddo a me viene l’ansia per i senzatetto: avranno un posto dove andare a dormire? Avranno da mangiare? Posso fare qualcosa? La signora asiatica che vedo sempre all’angolo con la 70esima avrà una sistemazione? E il ragazzo con i capelli rossi e la bicicletta che sta sempre sotto le impalcature sulla 71esima? Tra l’altro lui prima stava sempre a Central Park, attaccato al baretto vicino a Sheep Meadow, mentre da un po’ si è spostato, chissà come mai. Molti di quelli che vengono in vacanza a New York rimangono colpiti dal numero di homeless per le strade. Per noi che ci abitiamo fanno semplicemente parte della città, ci siamo abituati, e anzi spesso notiamo di più la loro assenza che la loro presenza. A differenza di altre città, poi, a New York non ci sono gli assembramenti e le tendepoli che si vedono a Los Angeles, ad esempio. La maggior parte degli homeless newyorkesi dorme negli shelter e quelli che si vedono per la strada sono la minoranza, spesso persone che rifiutano di andare negli shelter e preferiscono il marciapiede, persone stanziali e che quindi alla fine fanno parte del quartiere, vanno a prendere il cibo nelle mense e si arrangiano come possono. Se a New York non ci sono gli accampamenti alla Skid Row è perché New York è l’unica città degli Usa in cui vige il “right to shelter” ovvero il diritto all’accoglienza il che significa che non importa da dove vieni, se da un'altra città, stato, paese o continente, se non hai un posto dove stare, New York ha il dovere di proteggerti e nutrirti, senza nessun requisito di reddito o altro. Il “right to shelter” esiste dal 1981 per iniziativa di un tizio, Robert Hayes, giornalista diventato poi avvocato che decide di intentare una causa contro la città a nome di un senzatetto, Robert Callahan, rivendicando il diritto al riparo. Per far ciò Hayes si appiglia a una frase che trova nella Costituzione dello Stato di New York, riscritta nel 1937 durante la Grande Depressione: “l’aiuto, la cura e il sostegno dei bisognosi sono problemi pubblici e devono essere forniti dallo Stato”. Le parole inglesi sono “shall be provided” e quel “shall” è fondamentale: la Corte Suprema dello stato si schiera a favore di Callahan e quindi rende “l’alloggio a breve termine accompagnato da servizi di supporto” un diritto costituzionale a New York City.
Aver reso il diritto all’accoglienza un diritto costituzionale è una cosa bellissima, ma è anche un bel problema perché significa che la città deve avere un numero adeguato di posti letto per chiunque ne faccia richiesta. Nei decenni le cose sono andate più o meno bene o male, anche a seconda delle politiche messe in atto dai vari sindaci. Ed Koch, sindaco proprio nel 1982, gettò le basi per un sistema di ricoveri municipali, con alloggi simili a caserme: all'inizio del 1983 la città gestiva 13 shelter ed era sulla via di costruire più di 15.000 case ad affitti popolari. Giuliani, sindaco dal 1994 al 2001, criticò molto questo approccio e introdusse regole più severe, tra cui l’obbligo di lavorare per poter usufruire del “right to shelter”. Sotto Bloomberg c’è stato un aumento del numero degli homeless anche a causa della crisi economica del 2008. De Blasio aveva in programma di aprire 20 nuovi shelter all’anno su un periodo di cinque anni e 200 mila abitazioni per le fasce più povere. Sinceramente non so se gli obiettivi sono stati raggiunti (controllerò, promesso) anche perché poi è comunque arrivata la pandemia a scombinare tutto.
Arriviamo a oggi. Secondo la “Coalition for Homeless” - la più antica organizzazione di sostegno e di servizio diretto che aiuta le persone e le famiglie senzatetto - nel novembre 2023 c’erano 92.824 senzatetto. A fine dicembre il numero è salito a 123 mila, il 76% in più rispetto a dieci anni fa. Detto altrimenti: il sistema è al collasso. Semplicemente non ci sono abbastanza posti letto per tutti. E una delle ragioni è l’arrivo costante - dal confine con il Messico - degli immigrati richiedenti asilo: più di 100 mila da aprile 2022 a oggi, molti dei quali inviati via bus dal governatore del Texas e da quello della Florida, Ron De Santis, entrambi repubblicani e in contrasto con le politiche migratorie dell’amministrazione Biden. Il sindaco Adams ha prima proposto varie soluzioni – alberghi, parcheggi, persino carceri, tende a Central Park – poi ha paventato l’ipotesi di chiedere la sospensione o almeno di mettere un limite temporale allo “right to shelter”, cosa che in effetti ora è in vigore: dopo 60 giorni scade e va rinnovato. Lo scorso agosto il Roosevelt Hotel – albergo storico di midtown – è diventato il centro dove possono stare i richiedenti asilo mentre aspettano che siano formalizzati i loro permessi di soggiorno, ma anche al Roosevelt ad un certo punto non c’era più posto e molti migranti hanno dovuto dormire per la strada. Le ultime notizie – data del due gennaio – dicono che i bus che arrivano dal confine a sud adesso non entrano più a NY ma vengono deviati in New Jersey. La verità è che nessuno sa cosa fare e le tensioni tra Adams - che vorrebbe più aiuti federali - e Biden sono altissime. Sicuramente se ne riparlerà man mano che ci avviciniamo alle presidenziali del 2024. Intanto se volete leggere un pezzo sul Roosevelt c’è questo bellissimo di Gabriele Romagnoli su La Stampa che ne racconta la storia e lo definisce “la nuova Ellis Island” (ah il modo in cui Romagnoli scrive di New York, che meraviglia).
Davvero interessante. Sono proprio contento di essermi iscritto a questa newsletter. Questo numero la dice lunga sull'approccio di una città da sempre simbolo dell'immigrazione. Ho potuto notare lo stesso tipo di accoglienza a Londra, per questo mi si spezzò il cuore quando avenne la Brexit, che andava contro tutto il credo di quella città (la cui popolazione, per l'appunto, non l'aveva votata). Incrociamo le dita per le presidenziali 2024.
Ecco perché in effetti se ne vedono pochi rispetto a LA o San Francisco. Ma il punto è il sostegno sociale vivere nelle città è sempre più un lusso. Cosa ne pensi della previsione di massiccio spopolamento delle grandi città previsto per i prossimi decenni? Grazie