Il mio otto marzo tra Jennifer e Deborah
Ho visto il video racconto di JLo, ho parlato con una scrittrice eccezionale, ma ancora non sono riuscita a capire perché le americane sono così fissate con il matrimonio.
C’è stato l’otto marzo, la festa della donna, e io non me ne sono neanche accorta. Cioè me ne sono accorta, ma me ne sono anche dimenticata, anche perché l’unico evento al quale avevo deciso di andare cioè un aperitivo/incontro con le New York Italian Women – l’associazione fondata dalla mia amica Ivana Lo Stimolo – l’ho bucato completamente perché credevo fosse l’otto e invece era il sette, il giorno prima, la sera del discorso di Biden sullo stato dell’unione e quindi tutta presa dalla politica mi sono persino dimenticata di controllare il calendario. Al cui proposito: chi ha letto il libro si ricorderà l’ossessione di Dan per la pianificazione e il suo vizio di mandarmi mail con la lista degli impegni per il mese. Ecco, quest’anno dalle mail siamo direttamente passati alla app. Si chiama Cozi e sono stata convinta a scaricarla dopo che Dan aveva fatto un po’ di indagini ed essersi assicurato che fosse la migliore per le nostre esigenze. Io mi sono fidata e quindi da qualche mese a questa parte invece di parlare come due persone normali, scriviamo sia gli impegni individuali che quelli familiari in questa cavolo di app che però io mi dimentico sempre di controllare e quindi è come non averla. Non credevo sarei mai arrivata a dirlo, ma quasi quasi mi mancano le mail con gli impegni del mese.
Una domanda che la gente mi fa spesso e a cui non so mai cosa rispondere è: ma rispetto all’Italia, come è la situazione delle donne in Usa? Non so cosa rispondere perché come tante cose che riguardano questo paese è difficile dare una risposta secca e univoca, e il motivo è che esistono contraddizioni pazzesche. Da una parte questo è il paese dove una donna è arrivata a un soffio dall’essere eletta Presidente (e comunque ha vinto il voto popolare, non ce lo dimentichiamo); dove un’altra donna è Vice Presidente; dove ci sono cantanti pop come Beyoncé o Taylor Swift che muovono miliardi e forgiano la cultura popolare; dove il numero dei Ceo donne nella classifica Fortune 500 – l’elenco delle 500 tra le più grandi aziende degli Stati Uniti compilato ogni anno dalla rivista Fortune - è passato negli ultimi due anni dall’8% al 10.4% e dove le donne occupano posizioni di potere persino in quella enclave tutta di maschi che è la Silicon Valley (la Ceo della General Motors è una donna, e anche quella di YouTube, per dire). Dove le donne sono arrivate al top anche nell’editoria, nel calcio, nel cinema, nelle scienze insomma in qualsiasi campo e dove si sono fatti sforzi concreti per eliminare il gender gap sugli stipendi, pur rimanendo più bassi rispetto a quelli degli uomini. Dove le donne in politica hanno raggiunto nel 2023 il record di presenze al Congresso (28% che equivale a 153 donne tra Camera e Senato) e dove al momento ci sono quattro donne sedute alla Corte Suprema.
Dall’altra parte le donne americane sembrano avere valori fermi agli Anni 50. La loro ossessione, ad esempio, per il fidanzamento con tanto di lui in ginocchio e anello di diamanti, senza il quale nessuna donna accetterebbe mai di sposarsi. E poi quello di cambiare il proprio cognome e prendere quello del marito, una pratica che in Italia non fa praticamente nessuno e che in Usa, tenetevi forte, fa l’80% delle donne, per quanto i sondaggi dicano che le donne più giovani e con una alta scolarità stanno al di sotto di queste percentuali. Se a questo quadro aggiungete la sfarzosità delle loro feste di matrimonio, con tanto di damigelle tutte vestite uguali o, al contrario, l’atteggiamento businesslike con cui affrontano il divorzio, beh quella che esce fuori è Betty Draper di Mad Men.
Sinceramente, in questi dieci anni non sono ancora riuscita a darmi una risposta del perché di queste contraddizioni e anzi tutte le volte rimango sorpresa e anche un po’ affascinata. Una possibile spiegazione è che in realtà quello che noi scambiamo per desiderio di romanticismo – la proposta, le damigelle, il brillone al dito – non è altro che un altro aspetto del loro atteggiamento molto freddo e votato agli affari per cui affrontano la scelta del marito con la stessa lucidità e le stesse ambizioni con cui aggrediscono la carriera e il posto da Ceo. Rimane il fatto che fa strano che donne per il resto molto assertive subiscano il fascino di tradizioni così legate a un mondo ancora più misogino e patriarcale di quello attuale. A tutto questo continuavo a pensare mentre guardavo This is Me...Now: A Love Story (è su Amazon) il film musicale autobiografico di Jennifer Lopez, una sorta di accompagnamento per immagini per l’uscita del nuovo disco a 20 anni di distanza da quel This is me… Then che dentro aveva il capolavoro Jenny from the block e con un pezzo intitolato Dear Ben dedicato all’uomo con cui era fidanzata e che doveva sposare già allora, Ben Affleck. Come sapete se non vivete su Marte, i due si lasciarono a tre giorni dal matrimonio per poi ritrovarsi tre anni fa e sposarsi questa volta per davvero lo scorso agosto. This is Me...Now: A Love Story è - come si intuisce dal titolo - il racconto della tormentata vita sentimentale di JLo, avviata alla felicità con Ben ma poi deragliata a causa della loro rottura con conseguente sequela di relazioni tossiche, terapia, paura di stare da sola etc ma sempre con gli occhioni sognati di chi cerca l’amore della vita. In una parola: una cosa inguardabile, così brutto che quasi si è in imbarazzo per lei (i giovani direbbero cringe) e verrebbe voglia di chiederle perché? ma perché Jennifer, perchè? Cioè sei JLo porca miseria, hai 54 anni e un fisico da urlo, sei una miliardaria che viene dal Bronx, hai fatto la storia della musica, Google image è stato inventato per te, ma santo cielo ma davvero la cosa più interessante e intensa che ci vuoi raccontare è la tua storia con quel patatone? Ma piuttosto vendici delle master class in cui ci insegni a guardare intensamente l’obiettivo della cinepresa, non so, qualunque cosa!
Vabbè, fine dello sfogo su JLo. Una cosa bella invece che mi è successa questo otto marzo è stata parlare con Deborah Copaken, una scrittrice che non conoscevo e che ho scoperto da poco e che ha avuto una vita pazzesca, dall’aver fatto la fotoreporter in Afghanistan ad aver dato lo spunto a Darren Star per la serie (che infatti ha anche sceneggiato) Emily in Paris all’aver scritto una storia che è diventata un episodio di Modern Love. Una vita pienissima ed eccitante, condita anche da una serie di sfighe di salute non da poco. Il suo ultimo libro si intitola Ladyparts ed è un memoir che ha come punto narrativo le parti del suo corpo che man mano cadevano a pezzi, in alcuni casi letteralmente. Molto critica con l’America, Deborah mi ha detto che secondo lei in Italia il maschilismo è evidente, palese, non c’è neanche il tentativo di nasconderlo, mentre negli Usa è subdolo, inconfessato, latente ma non per questo meno efficace. Anzi, efficacissimo se si pensa che qui le donne non hanno il congedo di maternità garantito, qui se non in rari casi non esiste assistenza all’infanzia pubblica (e quella privata costa uno sproposito, sui 3 mila dollari al mese), qui non c’è sanità pubblica, qui il diritto federale all’aborto sancito da una sentenza della Corte Suprema è stato stracciato e rimesso nelle mani dei singoli stati, qui c’è uno stato come l’Alabama che ha stabilito che gli embrioni sono esseri umani con tutto quello che ne consegue in termini di riproduzione assistita. “Vogliono arrivare fino alla pillola anticoncezionale, vogliono far tornare le donne in cucina come negli Anni 50”, mi ha detto Deborah parlando delle intenzioni dei repubblicani: non so se lei è particolarmente pessimista, ma è una sensazione che qua si respira parecchio, questa paura di tornare davvero indietro, come se tutti i diritti acquisiti fino a qua fossero in pericolo, come se non ci fosse niente di davvero certo, intoccabile, inalterabile. E anche solo a scriverlo mi vengono i brividi.
Fantastica newsletter Simona!!!! è incredibile che questo ritorno agli anni 50 in Usa sia così palpabile come ci dici .ma anche il contro discorso ufficiale dei repubblicani a Biden è stato fatto da una senatrice nella sua cucina... E una prova ulteriore!
terribile! ma come abbiamo potuto tornare così indietro dopo tutta questa evoluzione?! 😳😩
quello che mi rende positiva e’ la concezione filosofica delle femminile che tornerà preminente nel corso della storia umana come e’ già successo in passato. Per questo vogliono cercare di abbatterci 🙄