La beneficenza in Usa è una cosa seria e non è per niente anonima, anzi
Un esempio su tutti: l'ospedale di San Francisco si chiama Zuckerberg.
Come tutte le donne che hanno avuto il cancro al seno, anche io mi sottopongo a controlli regolari prima ogni sei mesi, adesso ogni anno. Sono quindi quasi dieci anni che almeno una volta all’anno vado a fare visita oncologica e mammografia al Laura Perlmutter Cancer Center - che fa parte del NYU Langone Health ovvero l’ospedale della New York University - e sono quasi dieci anni che tutte le volte che ci vado mi chiedo: ma chi sarà mai questa Laura Perlmutter? Una frase che dico spesso è che a New York City ci sono tre tipi di ricchi: i ricchi normali, i ricchissimi e i così ricchi da avere edifici a loro dedicati. Laura e Isaac Perlmutter appartengono alla terza categoria. Lui è stato presidente e amministratore delegato della Marvel Entertainment, nonché sostenitore di Donald Trump per il quale ha agito come consigliere non ufficiale nella sua amministrazione, occupandosi del Dipartimento per gli affari dei veterani. Sposati da 30 anni, hanno una fondazione attraverso la quale si occupano un po’ di tutto: salute, di giustizia sociale, arte, scuola. Nel gennaio 2014 hanno fatto una donazione di 50 milioni di dollari – provenienti dalla loro fondazione - per fondare il Laura and Isaac Perlmutter Cancer Center presso la New York University, seguita da una donazione di 5 milioni di dollari – sempre dalla loro fondazione - per fondare il Laura and Isaac Perlmutter Cosmetic Surgery Center. Anche Langone, il nome legato all’ospedale della NYU, è un privato: si chiama Kenneth G. Langone e insieme alla moglie Elaine nel 2008 ha donato 200 milioni di dollari - la più grande donazione nella storia dell'istituzione - al NYU Medical Center che infatti da quel momento ha cambiato nome. Potrei andare avanti e citare il Zuckerberg San Francisco General Hospital and Trauma Center, rinominato così nel 2015 dopo la donazione di 75 milioni da parte di Mark Zuckerberg e della moglie Priscilla Chan. Oppure potrei citare il Wyss Institute for Biologically Inspired Engineering della Harvard University, chiamato così in onore di Hansjörg Wyss, miliardario che nel 2009 ha fondato l’istituto con una donazione di 150 milioni e che nel 2022 ha donato altri 350 milioni, tra le donazioni private più generose mai ricevute da Harvard. Oppure potrei dirvi del posto in cui mi trovo in questo momento, dal quale sto scrivendo questa newsletter: si chiama David Geffen Hall dal nome del discografico che nel 2015 ha donato 100 milioni di dollari al Lincoln Center. Potrei andare avanti per ore, ma ormai avete capito: la beneficenza in Usa è tutt’altro che anonima.

Scrivo tutto questo sulla scia dello scandalo pandoro che ha colpito Chiara Ferragni, e lo scrivo osservando da lontano, da un paese in cui la beneficenza è una cosa molto seria, soprattutto quando riguarda celebrity o gente molto ricca che spesso viene seguita da consulenti specializzati - avvocati, ma anche gente che lavora nel sociale - e che spesso opera attraverso fondazioni che portano il loro nome. Le fondazioni hanno regole ben precise di trasparenza, hanno consigli di amministrazione, hanno bilanci pubblici hanno insomma tutta una serie di regolamentazioni che vanno seguite. Soprattutto, le fondazioni sono senza scopro di lucro quindi non sono fatte per fare soldi, se no si chiamerebbero aziende e i loro contributi sono scaricabili dalle tasse (ma questo ovunque, direi).

L’idea quindi che la beneficenza sia una cosa che si fa in modo anonimo, come ho sentito dire spesso in questi giorni, è un’idea provinciale e un po’ ingenua e soprattutto non si applica al tipo di attività di gente milionaria come Ferragni se Ferragni avesse capito o deciso chi essere, in che campionato giocare, se in quello dei super ricchi o in quello della ragazza della porta accanto, se in quello internazionale o in quello italiano. Tutto questo per dire che gli americani sono più generosi? No, per dire piuttosto che la forma di filantropia che esiste negli Usa è parte integrante del sistema, è un ingranaggio assolutamente necessario all’interno di una società in cui il governo è poco presente, dove ci sono dei buchi enormi in termini di rete sociale ma dove tu, cittadino, sei lasciato libero di diventare schifosamente ricco. Sei libero di diventare ricco perché io governo ti faccio pagare poche tasse e ti ostacolo il meno possibile nella realizzazione della tua ricchezza, in cambio tu hai però l’obbligo morale di restituire alla collettività, una volta che questa ricchezza l’hai raggiunta. È come una legge non scritta, ma è insita profondamente nel dna americano ed è universalmente rispettata: dalle donazioni minuscole per cause piccole a quelle economicamente importanti per cause più grandi, le statistiche parlano di più del 50% degli americani che fanno beneficenza, con numeri che crescono al crescere dell’età, fino a sfondare l’80% nella fascia oltre i 60 anni. In Italia questo tipo di filantropia è molto meno necessario perché il governo provvede da solo, ti lascia meno libero di diventare Jeff Bezos, ma allo stesso tempo si prende su di sé tutta una serie di spese che non devono quindi essere coperte dai privati. Sono approcci profondamente diversi che rispecchiano il diverso ruolo e il diverso rapporto che i cittadini hanno non solo con lo stato e con la cosa pubblica, ma anche con la ricchezza in sé e con il successo economico. Per la cronaca e senza voler fare paragoni, per carità, ma indovinate chi anni fa è finito nei guai a causa della finta beneficenza? Donald Trump, proprio lui. Fondata nel 1988, la Donald Trump Foundation è stata smantellata per ordine del tribunale di New York nel 2018 dopo una multa di due milioni di dollari a seguito di una serie di irregolarità, quali ad esempio usare i soldi della fondazione per la sua campagna elettorale. Il giornalista del Washington Post David Fahrenthold che ha condotto l’inchiesta sulla Trump Foundation, nel 2017 ha ricevuto il Premio Pulitzer.
Al di là delle tasse e del bene che puoi fare, sicuramente questo tipo di beneficenza è anche un modo per garantirsi una sorta di immortalità. Ci sono tanti milionari non famosi che in questo modo possono lasciare un ricordo imperituro di sé su questa terra. Un bel modo per farsi ricordare, a mio parere.