L'uccisione di Brian Thompson e la nuova lotta di classe.
La morte violenta del CEO della più grossa assicurazione sanitaria americana è stata accolta con humor, rabbia e pollici alzati. Serve capire perché.
Nel momento in cui sto scrivendo, la polizia di New York non solo non ha ancora arrestato il killer di Brian Thompson - l’amministratore delegato di United Healthcare, ucciso con due colpi di pistola nel pieno centro di Manhattan, davanti all’Hotel Hilton sulla 53esima strada - ma non ha la più pallida idea di chi sia. Le ultime notizie parlano di una ricostruzione molto dettagliata dei suoi spostamenti, ma anche del sospetto, se non la certezza, che si sia allontanato, che abbia ormai lasciato New York a bordo di un autobus preso da Port Authority direzione chissà dove. A questo punto non è neanche così sicuro che lo troveranno, nonostante la ricerca si sia allargata ad altri stati. Dei dettagli dell’operazione però si sa moltissimo: si sa che è arrivato a New York in autobus da Atlanta presumibilmente il 24 novembre, quindi dieci giorni prima di uccidere Thompson; si sa che ha dormito in un ostello dell’Upper West Side e che per il check in ha usato un documento falso del New Jersey; si sa che nell’ostello ha diviso la camera con due sconosciuti e che ha flirtato con una dipendente, e che grazie a questo la polizia è anche in possesso di una sua foto con la mascherina abbassata, quindi con il volto scoperto; si sa che ha sparato con il silenziatore e che sui proiettili c’erano incise le parole “deny”, “depose”, “delay” e su questo ci torneremo. Si sa che era a conoscenza di quale porta avrebbe usato la vittima e quando sarebbe arrivata; si sa che è stato particolarmente abile a evitare le telecamere di sorveglianza nelle strade. Si sa che si è allontanato dalla scena del delitto su una Citibike, dettaglio che rende tutto ancora più familiare, dal momento che la Citibike è diventata uno dei mezzi di spostamento più usati dai newyorkesi di ogni età, classe e etnia, oltre che da Leonardo DiCaprio quando è in città. Ed è forse anche questo dettaglio che ha contribuito a innescare la reazione che poi si è letta su quasi tutti i social: il killer visto come uno di noi, una persona normale. Il killer non come un criminale capace di uccidere a sangue freddo, ma come un giustiziere, un novello Robin Hood che sta dalla nostra parte contro di “loro”, i cattivi delle assicurazioni che diventano ricchi sulla nostra pelle, in senso davvero letterale, non figurato, dal momento che il modello di business delle assicurazioni sanitarie private è esattamente questo: guadagnare da chi è vivo e paga, cercando quindi di spendere il meno possibile per chi è ammalato e si deve curare.

Chi è iscritto a questa newsletter già sa cosa io pensi del sistema sanitario americano: è una follia, è una truffa legalizzata, è un meccanismo che invece di puntare a guarirti spera che tu ti stanchi prima e alle cure ci rinunci, così le assicurazioni non devono appunto sborsare soldi, ma possono solo incassare. Di questo sistema malato, la United Healthcare è l’esempio più eclatante: una compagnia quotata oltre 500 miliardi che nel 2023 aveva fatto 281 miliardi di dollari di ricavi. Una compagnia che sotto la direzione di Thompson - stipendio annuo di 10, 2 milioni - era cresciuta di 16 miliardi e che poteva vantare il primato di essere l’assicurazione con la più alta percentuale di procedure negate, tanto da aver attirato l’attenzione del Congresso. Secondo il New York Times la compagnia era stato oggetto “di un severo rapporto pubblicato da una commissione del Senato che documentava il rifiuto degli assicuratori di pagare per l’assistenza agli anziani che si riprendevano da cadute o ictus. Il rapporto faceva parte delle indagini del Senato sui tassi di rifiuto dei piani Medicare Advantage (che sono piani per cui le assicurazioni ricevono contributi pubblici, quindi anche le mie tasse, per dire). L’azienda di Thompson, in particolare, è stata citata per un aumento dei rifiuti di cure post-acute, che sono aumentati al 22,7% nel 2022 dal 10,9% nel 2020”. Nel novembre del 2023 un’inchiesta pubblicata su Ars Tecnica raccontava di come le decisioni prese da United fossero frutto del lavoro di un algoritmo, un modello di intelligenza artificiale che però aveva il 90% di errore. “UnitedHealthcare, la più grande compagnia di assicurazione sanitaria negli Stati Uniti, starebbe utilizzando un algoritmo di intelligenza artificiale profondamente difettoso per ignorare i giudizi dei medici e negare ingiustamente la copertura sanitaria critica ai pazienti anziani”, si legge nella prima fase dell’articolo. La conclusione dell’inchiesta è che l’errore non sia in realtà un errore, ma una “feature” del sistema ovvero che sia disegnato così. Come dicevo prima, questo sarebbe il business model: negare le cure contando sul fatto che i pazienti a un certo punto si stufano di insistere e quindi a quelle cure rinunciano, e quindi l’assicurazione incassa solo e non spende. Secondo ProRepublica, 1 richiesta di trattamento su 7 viene rifiutata ai 200 milioni di americani coperti da assicurazione privata. I ricorsi formali vengono presentati solo nello 0,1% dei casi. Ancora meno sono poi quelli che fanno causa. La maggioranza - noi, appunto, noi che usiamo la Citibike - prima prova a combattere, poi esausta dalla frustrazione, dal tempo perso, dalla burocrazia infinita, molla il colpo, rinuncia, non si cura. O se decide di curarsi lo fa indebitandosi per cifre spaventose, spesso chiedendo aiuto a GoFundMe, la piattaforma per raccogliere soldi in beneficenza: in Usa un terzo di tutti i GoFundMe sono aperti per coprire cure mediche che in altre parti del mondo sarebbero un diritto, una pratica che è diventata così comune che ora persino gli operatori sanitari la consigliano. Le tre parole scritte sui proiettili che hanno ucciso Thompson farebbero quindi riferimento alla tecnica usata dalle assicurazioni per negare le procedure - prendere tempo, negare - e anche al titolo di un libro del 2010 scritto da Jay M. Feinman, professore emerito alla Rutgers Law School, in cui si racconta appunto di queste neanche tanto oscure strategie.

In tutto questo, Brian Thompson si meritava di morire e soprattutto le celebrazioni, le battute (ammetto, ne ho fatta una che io, sul mio Instagram), i commenti in cui si invoca il karma sono degni di una società civile? Ovvio che no. Ovvio che gioire per la morte di qualcuno non ha senso, non è civile e neanche cambia le cose, per quel che vale, ma siccome è successo, forse conviene capire perché, da dove viene questo declino di civiltà, questo umorismo nero, questa sensazione che sia stata fatta giustizia in un mondo dove a pagare sono sempre quelli che viaggiano in Citibike, non quelli con il suv con autista come Thompson.

Una sensazione di scontro di classe, che è poi il vero tema di questo fatto di cronaca, molto più della questione delle armi (che rimane un problema, eccome se lo rimane). C’è nell’aria “un odore di anarchia populista” ha scritto Jia Tolentino sul New Yorker in un pezzo in cui racconta di come United Health abbia dovuto chiudere i commenti sotto al post sulla morte di Thompson perché la maggioranza erano faccine sorridenti o pollici alzati. “L’omicidio di Thompson è un sintomo della brama americana di violenza; il suo lavoro è un altro sintomo”, scrive sempre Tolentino facendo un’equazione tra “ingiustizia sociale” e “violenza strutturale”. Detto altrimenti: la società americana ha raggiunto un livello così alto di disparità sociale che questa ingiustizia sociale si può ritenere una forma di violenza dei più ricchi su tutti gli altri. Che tutta questa vicenda di Brian Thompson sia un sintomo del decadimento della società è l’unica cosa su cui siamo tutti d’accordo, ma sempre citando Tolentino, la differenza è su dove individuare il decadimento: nell’omicidio, nella risposta ad esso, o in ciò che ha portato qui. Aggiungo una considerazione: siccome tutto avviene in un contesto, nel valutare le reazioni alla morte di Thompson conta anche la recente vittoria di Donald Trump e la certezza che non solo niente cambierà in termini di sanità, ma che anzi potrebbe anche essere peggio. Da quando è passata la famosa Obamacare - una legge lontanissima dall’essere risolutiva o perfetta, anzi, ma che comunque qualcosa ha fatto - i repubblicani si sono impegnati a smantellarla del tutto o in parte. Trump nel suo primo mandato ci ha provato più volte, prima a cancellarla del tutto, poi almeno a sabotarla, renderla debole e mal funzionante. A questo giro Trump e i suoi hanno fatto capire di voler ridimensionare Medicare e Medicaid, i due programmi federali che garantiscono assistenza sanitaria ai più deboli economicamente e over 65, la cosa più vicina a una sanità pubblica che ci sia in Usa. Ci riusciranno? Non si sa, ma il clima è appunto questo: una società che ha già pochissima rete di aiuto sociale che rischia di vedersi togliere da sotto i piedi anche quel poco che ha. E tutto mentre gente com Thompson porta a casa stupendi annui da decine di milioni di euro. Come ha notato qualcuno, in Francia bastò molto meno per far saltare le teste.