Una atipica settimana newyorkese
Mercoledì l'alluvione, venerdì il terremoto e lunedì l'eclissi. A NYC non manca nulla.
Ebbene sì, c’è stato il terremoto a New York. Venerdì mattina, alle 10.30. Io ero al tavolo che stavo lavorando quando tutto ha iniziato a tremare, prima pochino, poi sempre più forte. All’inizio – e credo sia successo a molti newyorkesi – il primo pensiero è stato per la metropolitana. Solo che abito all’undicesimo piano e la metropolitana non l’ho mai sentita da quassù. Poi ho incominciato a pensare che fosse terremoto, ma mi sembrava così assurdo, così impossibile, che mentre lo pensavo al tempo stesso la mia mente si diceva da sola che era un’idea cretina e cercava di scacciarla. Poi mi sono girata e ho visto Ugo che era sul divano a dormire. Si era svegliato, aveva le orecchie su tesissime in posizione di allerta e tremava e si guardava intorno. Lì ho capito: è terremoto, gli animali non sbagliano mai. La prima cosa che ho fatto è stata quindi cercare conferme sui social: l’ho scritto su Instagram e sono andata su X per vedere se qualcun altro lo aveva sentito. Poi ho scritto a mio marito che era in palestra alla YMCA dove si era fermato dopo aver accompagnato Ella all’asilo (la YMCA dove va lei ha sia palestra che piscina). Ovviamente lui non aveva sentito niente, era nel suo mondo tutto sereno e positivo, ignaro delle brutture del mondo, beato lui. Su X invece ho trovato subito conferma e da lì la giornata è diventata “quella volta in cui a NYC c’è stato il terremoto”.
Una cosa che mi piace di questa città è la sua capacità di scherzare su tutto. Drammatizzare, scherzando su tutto. È difficile spiegare il tono con cui si affrontano qui le cose, è un mix dove c’è sicuramente cinismo, capacità di farsi scivolare tutto addosso, ma anche partecipazione totale che quindi non è freddezza, anzi il contrario, è dramma facile ma senza prendersi mai sul serio. È Woody Allen che in Hanna e le sue sorelle crede di avere un tumore al cervello ma non può fare a meno di scherzarci sopra. È l’ossessione per Pizza Rat, il video del 2015 in cui un topo trascina un pezzo di pizza per le scale della metropolitana diventato virale e quasi il simbolo della città: siamo tutti quel topo, la sua determinazione nel portarsi a casa un pezzo di pizza e mangiarselo in pace dopo una giornata di duro lavoro. È, per tornare al terremoto, la capacità di originare battute in tempo reale: una delle più riuscite viene, involontariamente, dal sindaco Eric Adams che con tutta calma, dopo che anche l’allerta sui telefonini era arrivata con un ritardo epico, scrive un tweet il cui senso è: tutto a posto, tornate a lavorare. Su di lui, poi, si sono scatenate altre miriadi di battute e alcune sono comprensibili solo a noi che conosciamo meglio alcuni sui aspetti – la sua passione per la vita notturna, ad esempio. Tra le più riuscite in generale sul terremoto: un video intitolato “i newyorkesi costretti a tornare subito al lavoro dopo la scossa 4.8” in cui si vede Florence Pugh in una scena di Midsommar che vaga ansimando senza meta e se avete visto Midsommar sapete che è un film dell’orrore assurdo; la foto del tavolino con le quattro sedie di cui una rovesciata e la scritta “never forget” perché sì, si può fare ironia anche sul modo in cui i newyorkesi ricordano l’11 settembre. Ma soprattutto – e il social media manager si merita l’aumento – il tweet partito dall’account ufficiale dell’Empire State Building con solo tre parole, tutte in maiuscolo: I AM FINE. E sì, anche questo dice tanto della città, un posto dove la gente parla degli edifici come fossero persone: “oddio, ma l’Empire si sarà fatto male? E il Chrysler?? Si sarà spaventato?”. Poco prima della scossa di venerdì era anche successo che avevo fatto colazione con un’amica che non veniva a New York da tanto e che aveva impiegato gran parte del nostro tempo insieme a dirmi quanto avesse trovato brutta e sporca e invivibile la città e dicendomi che il suo amore era finito, basta, non ci metterò mai più piede. Io la ascoltavo e non sapevo cosa dire perché nulla di tutto quello che stava dicendo era tecnicamente falso – è sporca, ci sono troppi matti in giro, può essere pericolosa, ci sono i topi eccetera – ma allo stesso tempo non capivo come quella potesse essere la ragione per non amare NYC, come se i difetti le togliessero qualcosa, mentre invece sono ciò che evitano che sia una specie di parco divertimenti asettico solo per ricchi.
Non sazi del terremoto, lunedì qui ci sarà anche l’eclissi totale di sole, un fenomeno che attraverserà il Nord America, passando sopra Messico, Stati Uniti e Canada. L’inizio è previsto sull’Oceano Pacifico meridionale: tempo permettendo, la prima località del Nord America continentale che sperimenterà la totalità sarà la costa pacifica del Messico intorno alle 11:07 ora locale. Dal Messico entrerà negli Stati Uniti dal Texas e viaggerà attraverso Oklahoma, Arkansas, Missouri, Illinois, Kentucky, Indiana, Ohio, Pennsylvania, New York, Vermont, New Hampshire e Maine (e piccole parti del Tennessee e del Michigan saranno coinvolte). Nello stato di New York il punto migliore di osservazione è Buffalo, che è al confine con il Canada, a più di sei ore di macchina da qui (avete presente quei servizi dei telegiornali italiani che strillano “bufera di neve a New York” perché appunto nevica tantissimo a Buffalo mentre a Manhattan non si vede neanche un fiocco? Ecco). A New York City l’eclissi si vedrà al 90% con questi orari: 2.51 parziale oscuramento, 3.25 picco, 4.36 torna tutto normale. (La NASA ha questo explorer fighissimo dove si inserisce il codice postale e ti dice i tempi). Siccome qui ogni scusa per bere e festeggiare è buona, ovviamente ci sono un sacco di iniziative a tema e si sta anche facendo molta informazione. La scuola di Ella venerdì ha mandato una mail tutta dettagliata e a Manhattan ci sono diverse location – la NY Public Library, ad esempio, ma anche la catena di negozi di occhiali Warby Parker - che regalano gli speciali occhialini per guardare il sole. La prima regola dell’eclissi è infatti che non si può guardare il sole direttamente senza indossare gli occhiali protettivi adatti. L’ultima volta, nell’agosto del 2017, durante l’eclissi totale di sole indovinate che cosa aveva fatto Donald Trump? Ecco, appunto. E sì, la possibilità che a novembre sia eletto di nuovo sono molto alte, ma di questo parliamo un’altra volta.
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Leggere la newsletter di Simona Siri in una calda domenica di aprile e’…….. un TERREMOTO di emozioni